A pochi chilometri dal Convento San Bartolomeo si trova il grazioso borgo amiatino di Santa Fiora. Situato su una rupe che domina la sorgente del Fiora, alle pendici del Monte Calvo, questo borgo è un luogo affascinante, per quanto ancora poco conosciuto. Un antico detto citava “Chi va a Santa Fiora se ne innamora” e noi, conoscendolo così bene, non potremmo che essere d’accordo.
Nei secoli, il borgo è stato governato dagli Aldobrandeschi, passando poi agli Sforza e successivamente sotto il controllo di Firenze. Oggi, Santa Fiora è una meta turistica imperdibile per chi ha in programma una visita presso il Monte Amiata. Grazie alle sue ricche tradizioni, che sono state mantenute fino ad oggi, questo borgo medievale è incluso nella lista ufficiale dei Borghi più belli d’Italia stilata da ANCI e ha ricevuto l’assegnazione della Bandiera Arancione del Touring Club.
Oggi però vogliamo svelarti tre curiosità su questo borgo.
La Chiesa della Madonna delle nevi è chiamata dagli abitanti del borgo “la chiesa della piscina” perché sotto al suo pavimento di vetro si può ammirare lo scorrere del fiume Fiora. Sembra che nel XVII secolo il fiume fosse accessibile dall’interno della chiesa e che i frati agostiniani battezzassero i fedeli nelle sue acque.
Nei pressi di Santa Fiora, nel bosco della Santissima Trinità, nella frazione di Selva, si nasconde un antico segreto. Nella sagrestia del convento è infatti custodita la testa di un drago.
La leggenda narra che nel Quattrocento, nei boschi del monte Amiata si aggirasse un drago, chiamato dagli abitanti del luogo “Cifero Serpente”. Questa misteriosa creatura veniva incolpata di qualsiasi fatto insolito avvenisse in questi luoghi finché il Conte Guido Sforza, che governava la Contea di Santa Fiora, decise di sfidarlo. Lo affrontò e lo uccise e, come segno di vittoria, portò al borgo la sua testa mozzata.
La testa del drago fu divisa in due parti: metà fu inviata a Santa Trinità dei Monti a Roma e l’altra metà fu sepolta in una teca nel Convento dei frati della Santissima Trinità. Dietro alla leggenda c’è però un fondo di verità: non sarebbe la testa di un drago, ma di un coccodrillo che abitava il fossato della dimora degli Sforza e che, una volta scappato, fece strage di animali nel bosco. Quando capì cos’era successo Guido Sforza decise di dargli la caccia, uccidendolo.
Santa Fiora ha ospitato per anni lo scrittore Andrea Camilleri, che qui ha scritto e riposato. Omaggiato anche con la carica di cittadino onorario, a Camilleri è perfino dedicato il teatro comunale inaugurato nel 2017. Camilleri l’ha definito la realizzazione del suo sogno più grande: “per tutta la vita ho desiderato di avere un teatro, e ora ne ho uno intestato a me“.
E tu, ci sei mai stato?
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